giovedì, Ottobre 3, 2024
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King Kong, Godzilla e non solo: il cinema dei mostri

In occasione dell'uscita di Godzilla e Kong - Il Nuovo Impero, ripercorriamo la storia dei mostri nel cinema.

Grandi, grossi e spaventosi. Fin da sempre i mostri hanno sollecitato la curiosità dell’immaginario collettivo, provocando la nascita di numerose opere, come racconti, romanzi e poemi, che sono state composte per tramandare la loro terrificante natura. E alla fine nemmeno la settima arte è riuscita a resistere al potente fascino esercitato dal “mostruoso”, verso il quale, già a partire dai primi anni del ‘900, ha iniziato a strizzare l’occhiolino con progressivo trasporto. Un’attrattiva destinata poi a diventare un amore profondo, duraturo e, soprattutto, particolarmente redditizio.

L’origine dei mostri al cinema

Promotori assoluti di questa tendenza sono stati i registi tedeschi Henrik Galeen e Paul Wegener, che con il loro film muto del 1915 Il golem, basato sulla mitologica figura antropomorfa della tradizione ebraica, possono essere considerati i padri fondatori del genere fantascientifico incentrato sui mostri. Un genere che negli anni ha cominciato ad arricchirsi sempre più, andando ad attingere anche da classici della letteratura per proiettare sullo schermo nuovi personaggi dalle orripilanti sembianze, come il Frankenstein di Mary Shelley o il Dracula di Bram Stoker. Film come Nosferatu il vampiro del 1922 di Friedrich Wilhelm Murnau, La mummia del 1932 di Karl Freund, o, ancora, Frankenstein del 1931 di James Whale, vengono tutt’ora ritenute antesignane pellicole sui mostri, seppur per molti non appartengano in maniera specifica a questa categoria.

La vera rivoluzione avviene però nel 1933, quando il regista e sceneggiatore statunitense Merian Cooper, dopo aver avuto una conversazione con William Douglas Burden, esploratore del Museo di Storia Naturale di New York, partorisce l’idea di quello che sarebbe poi divenuto l’icona per eccellenza di tutto il MonsterVerse. Possente, rapido, imprevedibile e furioso, King Kong fa così la sua dirompente comparsa sulla scena, entrando con impeto nella cultura mondiale di massa. Un gorilla dalle dimensioni brobdingnagiane, dotato di una forza ed una resistenza straordinaria, la cui immagine aggrappato alle pareti dell’Empire State Building rimane una delle scene più icastiche di tutta l’arte cinematografica. Il film omonimo, diretto proprio da Merian Cooper ed Ernest Schoedsack, diventa il capostipite di una lunga serie di capitoli dedicati a questo mostro, il primo kaiju (mostro gigante) della storia del cinema.

Dall’Europa dell’Espressionismo tedesco, passando per i famosi Studios hollywoodiani, la passione cinematografica per i mostri trova un terreno fertile anche in Oriente, soprattutto in Giappone, grazie anche al diffuso gusto popolare per quelle leggende del folklore locale che narrano di terribili esseri provenienti dalle profondità del mare e della terra. Quando nel 1954 il produttore giapponese Tomoyuki Tanaka, di ritorno in aereo a Tokyo da un viaggio di lavoro a Giacarta, si ritrova a sorvolare l’Atollo di Bikini – luogo tristemente noto per essere stato sottoposto proprio in quegli anni a disastrosi test nucleari da parte del Governo degli Stati Uniti – viene improvvisamente colpito da una brillante folgorazione: un film con protagonista un mostro marino, distruttore e vendicativo, che si risveglia per riversare sull’umanità la propria ira funesta.

E così Gojira, conosciuto poi in Occidente come Godzilla, prende vita. Un lucertolone gigantesco che intende spazzare via l’intero genere umano, reo di aver inventato la bomba atomica. L’obiettivo di Tanaka infatti – come da lui stesso rivelato – era anche quello di rievocare nella memoria del pubblico la minaccia costituita da quegli ordigni nucleari che nell’estate del 1945 rasero al suolo Hiroshima e Nagasaki, mettendo in ginocchio il popolo giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale.

Non solo King Kong e Godzilla…

Oltre a King Kong e Godzilla, dominatori incontrastati, il mondo del cinema ha però generato una vasta varietà di altri mostri nel tempo, sebbene non rientrino in senso stretto nel già citato MonsterVerse, come le dispettosissime creature di Gremlins, i famelici vermoni giganti di Tremors o gli insetti sterminatori di Starship Troopers. Film che tra la metà degli anni ’80 e la fine degli anni ’90 sono diventati dei veri e propri cult, appassionando schiere di generazioni.

C’è poi un regista che più di chiunque altro ha dimostrato di avere una comprovata ossessione per questa materia: Guillermo del Toro ha consacrato ai mostri la maggior parte dei suoi lavori, come si evince dai giustizieri-mutanti di Hellboy o dalla misteriosa creatura del suo capolavoro, La forma dell’acqua – The Shape of Water, per la quale lo stesso regista messicano ha dichiarato di essersi ispirato a Il mostro della laguna nera, un classico horror fantascientifico del 1954.

I mostri hanno un’origine antichissima e rappresentano da sempre una colonna portante della cultura di ogni civiltà. Una manifestazione in qualche modo “comprensibile” del soprannaturale, che non si esplica esclusivamente come un’entità malevola e devastatrice, ma anche, talvolta, come un guardiano dalle eccezionali capacità, con la funzione di custodire e proteggere cose e luoghi determinati. I latini, infatti, utilizzavano il termine monstrum proprio per indicare un “portento”, un “prodigio”, ossia un individuo che mette le sue fenomenali abilità a difesa di se stesso e non solo, conferendo dunque alla parola un’accezione tendenzialmente positiva.

Lo scopo di King Kong e Godzilla, dopotutto, non è proprio questo? Preservare l’ambiente in cui vivono attraverso le proprie incredibili potenzialità, eliminando in maniera definitiva la minaccia più rovinosa e letale di qualsiasi altra sulla faccia della Terra: l’uomo.

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