Centrale ne Il ragazzo e l’airone, il dodicesimo lungometraggio del grande maestro dell’animazione giapponese Hayao Miyazaki, è l’immagine di una torre simile a quella del gioco di Jenga che richiama alla memoria la straordinaria capacità di Miyazaki di creare mondi incredibili.
Il film – uscito nelle sale italiane lo scorso 1° gennaio – racconta la storia di Mahito Maki, un ragazzino che durante la Seconda Guerra Mondiale deve adattarsi ad una nuova casa e – dopo la morte della madre – alla presenza della sua matrigna, Natsuko. Mentre esplora quello che ai suoi occhi appare come un territorio curioso ma altrettanto minaccioso, viene infastidito da un insolito airone cenerino. Il comportamento bizzarro dell’airone spingerà Mahito ad addentrarsi in un mondo parallelo, dove il giovane imparerà a rivalutare il suo rapporto con il dolore, la famiglia e le responsabilità quotidiane.
Nel film, Mahito scopre una torre fatiscente costruita dal brillante prozio di Natsuko. Quando la matrigna scompare, Mahito sospetta di un possibile coinvolgimento dell’airone. Torna così alla torre, dove viene trasportato in un inquietante universo tascabile, anch’esso creato dal prozio di Natsuko. Il vecchio mantiene in equilibrio il mondo riorganizzando periodicamente la torre fatta di blocchi di pietra magici, un rituale precario che ricorda la meticolosa costruzione dei mondi fantastici di Miyazaki.
Natsuko è in realtà la zia di Mahito, rendendo a sua volta lo stregone il proprozio del ragazzo. Lo stregone vuole che Mahito diventi il suo successore, ma il giovane si rifiuta di essere vincolato dalle responsabilità che concernono un creatore di mondi (in riferimento all’abilità artistica di Miyazaki e al suo rapporto con la bellezza e l’orrore del mondo reale).
3Il worldbuilding e la visione metanarrativa di Miyazaki

Ne Il ragazzo e l’airone, l’altro mondo è solo uno dei tanti che esistono nella cosmologia del film. Mahito attraversa un corridoio apparentemente infinito con una serie di porte numerate (che un po’ ricordano le porte delle varie città di Nightmare Before Christmas). Alcune porte si aprono su momenti diversi nel mondo di Mahito, mentre le altre rimangono chiuse e lasciate all’immaginazione dello spettatore. Questo momento potrebbe essere associato ad una sorta di una passeggiata attraverso l’opera di un artista, dove strati di verità e finzione si intersecano con passato, presente e futuro.
La filmografia di Miyazaki contiene una vasta gamma di mondi magici, sia interni che paralleli al mondo reale. Ne La città incantata, ad esempio, Chihiro si perde in un mondo simile al Paese delle Meraviglie della celebre Alice, mentre film come Principessa Mononoke e Ponyo sulla scogliera fondono l’elemento spirituale con quello fantastico per affrontare tematiche importanti come l’ecologia e la Terra. Probabilmente, quelle che Mahito vede sono come delle porte lungo il “corridoio” della longeva carriera di Miyazaki, anche se quest’ultimo mondo da lui creato ha indubbiamente una componente metanarrativa.
Il mondo creato dal prozio di Mahito è un mondo incompiuto dove le creature del mondo reale agiscono come specie invasive. Poiché ci sono pochi pesci in questo mondo coperto dall’oceano, orde di pellicani devono predare creature kawaii indifese chiamate Warawara, anime nascenti destinate a diventare umane nel “mondo di sopra”. Ci sono anche parrocchetti armati di coltello, talmente gonfi da poter raggiungere le dimensioni umane e determinati a mangiare gli esseri umani. Questi animali ricordano gli esseri che popolavano i film di Miyazaki del passato.
Il Warawara, ad esempio, è simile agli spiriti dell’albero Kodama di Principessa Mononoke e agli spiriti della fuliggine di Il mio vicino Totoro e La città incantata. Tuttavia, questa volta i Warawara hanno un legame con la struttura metanarrativa de Il ragazzo e l’airone. Non sono solo graziosi dettagli di sfondo o rappresentazioni di forze naturali: rappresentano le materie prime dell’umanità che vengono divorate dalla collisione incurante delle creature terrestri con un paesaggio costruito. In questo modo, Miyazaki richiama l’attenzione sui pericoli derivanti dalla creazione della fantasia senza un’attenta considerazione.
Le storie non esistono in quanto invenzioni a sé stanti, ma sono sempre parallele alla realtà. L’interpretazione di un artista può essere profondamente legata all’esperienza del mondo da parte del pubblico, creando nuove connessioni e cambiando il modo in cui le persone pensano a ciò che le circonda. Ad esempio, la splendida immagine del Gattobus ne Il mio vicino Totoro sembra riecheggiare ancora oggi in tutto il mondo reale, intrecciata al fascino sia dei gatti che degli autobus per gli spettatori di tutte le età amanti del fantastico. Al tempo stesso, un artista potrebbe facilmente generare paura o pregiudizio attraverso una miope costruzione del mondo.