lunedì, Ottobre 14, 2024
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Film di Natale: le peggiori famiglie cinematografiche

Il Natale è alle porte: il calendario dell’Avvento si impoverisce sempre di più, le caselle vengono aperte, si contano i giorni che mancano al 25 dicembre e le caramelle/cioccolatini al loro interno sono ormai terminati (dopo essere stati sgranocchiati durante l’attesa).

Tra party aziendali stile “festa prima delle feste” con i colleghi e cene tra amici per festeggiare il Natale, tutti cerchiamo di evitare il momento della vera resa dei conti: quando saremo costretti a sederci intorno ad una tavola imbandita, circondati da parenti di primo, secondo (congedati con disonore), terzo (mai visti) e quarto (lì, già si parla di rapimento alieno) grado con i quali passare in allegria il lungo ponte delle feste.

Film di Natale: le peggiori famiglie cinematografiche

Ma quali sono le peggiori famiglie cinematografiche, quelle con le quali nessuno di noi vorrebbe mai spartire nemmeno un candito del panettone, figuriamoci le feste più attese dell’anno, preludio a quello nuovo che verrà?

Sono dieci, ed è possibile scoprirle insieme in questa Top 10 “countdown” dell’Avvento!

i tenenbaum

10) Little Miss Sunshine

Una figlioletta piccola, tonda, occhialuta dotata di un grande sogno: partecipare ad un concorso di bellezza, di quelli dove le bambine hanno dieci anni ma sono conciate come cinquantenni prima della fiera del botox, simili a tante Barbie a grandezza naturale; un padre leader motivazionale che dovrebbe instillare, nella gente, fiducia nelle proprie capacità di raggiungere il successo, ma che non riesce nemmeno a persuadere sé stesso delle proprie qualità.

Una madre che conta sul marito per rilanciare la condizione economica della propria famiglia, uno zio illuminato, colto, intelligente e omosessuale che ha assistito al tracollo della sua vita in cinque semplici mosse (prima di tentate il suicidio), un figlio adolescente che legge solo Nietzsche e ha fatto un drastico “voto del silenzio” finché non verrà ammesso all’Accademia Navale, e infine un nonno nostalgico ex sessantottino che rimpiange i tempi d’oro dell’amore libero e cerca di “ammazzare” la noia tra eroina e riviste porno.

Mescolateli per bene, e otterrete la famiglia Hoover, protagonista di uno dei film indie più premiati (dal pubblico e dalla critica) degli ultimi anni: Little Miss Sunshine (2006) è un atipico road movie che si snoda tra il paesaggio desolato del deserto tra Il Nuovo Messico e la California alla ricerca di un Sogno; per gli Hoover è un viaggio dell’anima e degli animi, per conoscersi meglio fino in fondo ed imparare, tutti insieme, a vivere investendo le proprie energie nel realizzare l’utopia della piccola, grande Olive.

09) I Tenenbaum

Alla voce “disfunzionale” del vocabolario, prima ancora degli Hoover di Little Miss Sunshine (che compaiono come “sinonimo”) troviamo loro come definizione archetipica della famiglia disfunzionale – appunto – e sui generis: I Tenenbaum (2001) partoriti dalla geniale mente di Wes Anderson sono talmente instabili da essere irresistibili.

A capo della stirpe c’è il grande patriarca Royal (Gene Hackman), avvocato, fedifrago, imprevedibile e inaffidabile, ha alle spalle un matrimonio fallito con l’archeologa Etheline (Anjelica Huston) e tre figli assolutamente geniali nei loro ambiti: fin da piccoli, Chas (Ben Stiller) è un genio della finanza, Margot (Gwyneth Paltrow) una drammaturga e Richie (Luke Wilson) un “campioncino” del tennis.

Peccato solo che, crescendo senza una figura di riferimento forte alla quale ispirarsi, abbiano perso i boccoli d’oro alla Shirley Temple e con essi tutto il loro talento: il primo è un vedovo ipocondriaco con due figli a carico, la seconda una infelice, depressa, inappagata e malinconica donna sposata che vive con rassegnazione il proprio “blocco dello scrittore” e – infine – il terzo un ex campione che ha rinunciato a tutto per chiudersi nel proprio, struggente, mondo dove ciò che conta è l’amore per il suo falco addestrato e per la sorellastra Margot.

Anderson dirige una piccola orchestra di strabilianti attori per armonizzare una sinfonia della disfunzione, progettando un universo familiare alla deriva dove solo l’imprevedibilità del capofamiglia Royal, le sue pazzie fuori luogo, possono riportare in vita gli altri membri, completamente rassegnati a vivere nel loro mondo bidimensionale.

08) I Segreti di Osage County

Gli Stati Uniti sembrano essere la patria ideale della famiglie alla deriva con le quali evitare di passare le feste: che vivano nell’Upper West Side di Manhattan o nel New Mexico desolato e on the road, sembrano sempre tutte sull’orlo di una crisi di nervi, pronta a deflagrare alla prima buona occasione.

Come accade in I Segreti di Osage County (2013), tratto da una pièce teatrale di Tracy Letts, dove la scomparsa del capofamiglia Beverly (Sam Shepard) spinge la famiglia Weston a doversi riunire per forza, per affrontare i vari problemi dai quali si sono – volontariamente – allontanati nel corso degli anni.

Non manca nessuno: c’è Ivy (Julianne Nicholson), che ha una relazione con il cugino “Little” Charles (Benedict Cumberbatch) che in realtà è biologicamente suo fratello; la sorella Karen (Juliette Lewis), sempre svampita e sopra le righe, che vive una storia con Steve (Dermot Mulroney) interessato piuttosto a mettere le mani su Jean (Abigail Breslin) la giovanissima figlia adolescente dell’ultima sorella Weston, Barbara (Julia Roberts) che vive un matrimonio alla deriva con il marito Bill (Ewan McGregor).

A vegliare su tutti – sorella e cognato incluso, Mattie Fae e Charles (Margo Martindale e Chris Cooper) c’è (stavolta) la grande matriarca, Violet (Meryl Streep), affetta da una tumore alla bocca ma con ancora tanta energia da sconvolgere le vite di tutti i membri della sua numerosa famiglia con rivelazioni sconcertanti.

non aprite quella porta

07) È Solo la Fine del Mondo

Questa volta dall’Oklahoma si vola fino al Canada, dove è il giovanissimo enfant prodige Xavier Dolan a sgretolare il mito della famiglia tradizionale: ispirandosi ad una pièce del drammaturgo Jean – Luc Lagarce, mette in scena un “dramma del lavandino” dal gusto borghese: il giovane Louis (Gaspard Ulliel) decide di tornare, dopo dodici anni, dalla propria famiglia perché deve rivelare loro un’amara verità: sta morendo. E vuole rivederli un’ultima volta per chiudere tutte le questioni che aveva lasciato in sospeso con loro.

Peccato che, quello che doveva essere il suo momento, in realtà si trasforma in una delirante allucinazione collettiva dove ognuno prova a rompere il silenzio maturato durante i dodici anni della sua assenza: c’è il fratello maggiore Antoine (Vincent Cassel), rabbioso e geloso delle attenzioni che il fratello ha sempre calamitato su di sé; la timida moglie di quest’ultimo, Catherine (Marion Cotillard), diametralmente opposta, tanto timida da essere balbuziente ed insicura.

Infine ci sono la sorella minore Suzanne (Léa Seydoux) e la madre Martine (Nathalie Baye): la prima problematica adolescente che non conosce affatto il fratello, ma che lo accoglie a braccia aperte nella speranza di colmare quel senso di vuoto e abbandono che la attanagliano da sempre, la seconda unico pilastro di questa famiglia alla deriva che spera, finalmente, di avere quella buona occasione tanto attesa per abbattere quel muro del silenzio e quell’assenza di dialogo che attanagliano i Knipper, incapaci di districarsi tra i trabocchetti nascosti nelle parole (che Louis, da buon scrittore, conosce così bene).

06) Stoker

Una madre vedova seducente che cede volentieri alle lusinghe del fratello del marito defunto, tale zio Charlie, dotato di un fascino perverso, morboso e oscuro, nonché di una fatale simpatia per l’omicidio. In tutto questo, un’adolescente confusa che non sa se resistere al richiamo oscuro del proprio sangue (e alle proprie pulsioni sessuali verso lo zio) oppure assecondarle fino in fondo, lasciando andare i propri istinti più perversi.

Per il suo debutto in lingua inglese, il regista coreano Park Chan-Wook sceglie – nel 2013 – di portare sul grande schermo una sceneggiatura scritta dall’attore Wentworth Miller: Stoker è una cronaca perversa di un ménage familiare sull’orlo della perdizione e della dannazione, incentrata su un incestuoso – quanto torbido – triangolo nel quale ogni regola del “Galateo della Civiltà” salta completamente, preda dei terrificanti istinti e dei segreti che tutti gli Stoker provocano a soffocare.

05) Non Aprite Quella Porta – La Serie

È proprio a partire dalla precedente posizione – la sesta – che le famiglie disfunzionali perdono quell’allure rassicurante e tradizionale per cambiare forma, assumendo contorni inquietanti, terrificanti, macabri e disgustosi. E qual è la famiglia che incarna, alla perfezione, questa nuova tendenza della Top Ten, se non quella disgustosamente cannibale protagonista dell’intera saga di Non Aprite Quella Porta, inaugurata nel 1974 da Tobe Hooper?

Che siano Sawyer o Hewitt, protagonisti del filone principale o dei suoi derivati, comunque il gruppo di famigliari che ruota intorno al crudele serial killer conosciuto come Leatherface si mostra negli oltre otto film che compongono la serie in tutto il loro spregiudicato orrore, in bilico tra sadismo, cannibalismo, tortura ed esperimenti culinari dal dubbio gusto.

04) Brutti, Sporchi e Cattivi

La famiglia che “abita” la quarta posizione è brutta, sporca, cattiva, incollerita con la vita, preda della povertà più nera e completamente italiana: i Mazzatella protagonisti di Brutti, Sporchi e Cattivi (1976) nascono dalla mente di Ettore Scola, acuto osservatore della realtà delle baraccopoli periferiche del nostro paese nella metà degli anni ’70.

Giacinto Mazzatella (Nino Manfredi) è, a tutti gli effetti, il dispotico “capo branco” di questo enorme gruppo famigliare di pugliesi emigrati dalla loro terra a Roma: tra lavori saltuari ed improbabili, utopie da conquistare, soldi da guadagnare ad ogni costo, omicidi (tentati), colpi d’arma da fuoco (andati a segno), incendi (più o meno dolosi) e dettagli impietosi che immortalano il grottesco stile di vita che hanno adottato i Mazzatella, l’affresco che realizza Scola è impietoso e crudele, pronto a strappare ciniche risate con un ritratto – eseguito attraverso una lente deformante – di una realtà così lontana, quanto vicina, della vita in una metropoli come Roma.

un natale esplosivo

03) Parenti Serpenti

Sul podio salgono gli italiani ma soprattutto si avverte, finalmente, una ventata che porta l’odore caldo del Natale: la medaglia di bronzo spetta alla “famiglia omicidi” messa in scena – con crudele ironia – da Mario Monicelli nel suo cult Parenti Serpenti (1992):  il cenone di Natale e la possibilità di ritrovarsi con tutti i parenti si trasforma in una “allegra carneficina” quando l’anziana matriarca, Trieste, annuncia ai quattro figli la decisione – sua e del marito Saverio – di andare a vivere con uno di loro, che andrà ad ereditare la proprietà di famiglia.

Ovviamente la notizia non solo getterà la famiglia nel caos (perché nessuno dei figli vuole accollarsi l’onere di badare agli anziani genitori) ma farà emergere dissapori, rancori celati, segreti e bugie tenuti ben nascosti da ogni componente della famiglia, che alla fine prenderà – in modo unanime – una drammatica decisione: eliminare il problema direttamente alla radice, uccidendo i due anziani genitori. Capolavoro di cinismo, umorismo sadico e cattiveria, servito con stile e garbo crudele dal tocco di Monicelli, maestro della “Commedia all’Italiana”: per un cenone al vetriolo, accompagnato da una bella bottiglia di vino al metanolo.

02) Ogni Maledetto Natale

Ancora un film italiano e ancora una commedia natalizia per la medaglia d’Argento: è il 2014 quando i tre autori dietro il successo di Boris (Massimo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo) decidono di cimentarsi con un film sul Natale – ma, soprattutto, sui terrificanti cenoni con i parenti che arricchiscono il Natale – girando Ogni Maledetto Natale. La trama è molto esile: Massimo Marinelli Lobs e Giulia Colardo (Alessandro Cattelan e Alessandra Mastronardi) sono due giovani che si incontrano, per caso, a Roma innamorandosi: quando arrivano le feste, decidono – anche se non consensualmente – di passare la sera della vigilia dalla famiglia di lei e il pranzo di Natale a casa dei parenti di lui.

Ovviamente, l’incontro con i caotici, ruspanti, grotteschi Colardo e con gli snob, squallidi e cinici Marinelli Lobs sarà l’innesco di una vera e propria bomba pronta a far deflagrare l’amore tra i due giovani. Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Francesco Pannofino, Corrado Guzzanti, Caterina Guzzanti, Stefano Fresi, Andrea Sartoretti e Laura Morante interpretano i membri di entrambe le famiglie, creando delle inquietanti “figurine” di parenti serpenti che tutti noi prima o poi, almeno una volta nella vita, abbiamo incontrato durante un cenone o un pranzo di Natale semplicemente… indimenticabile.

01) Un Natale Esplosivo

La pole position colorata d’oro spetta alla famiglia delle famiglie, l’incubo di ogni americano medio: la famiglia Griswold, protagonista di alcuni dei caotici film della saga di National Lampoon’s Vacation. La “banda” capitanata dal comico Chevy Chase si prepara, stavolta (siamo nel 1989) ad affrontare le vacanze di Natale in compagnia di tutti i parenti, dai consuoceri passando per il cugino Clark fino agli imprevedibili prozii, cercando di superare improbabili disavventure per arrivare (vivi e vegeti) fino in fondo ai festeggiamenti e al fatidico, quanto agognato, 26 Dicembre che segna la fine delle feste… almeno, fino a Capodanno.

Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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