giovedì, Ottobre 3, 2024
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Elio Germano, protagonista di Volevo Nascondermi: un attore “favoloso”

Il riconoscimento dell’Orso d’Argento all’ultimo Festival del Cinema di Berlino per la sua interpretazione del pittore Antonio Ligabue in Volevo Nascondermi di Giorgio Diritti (attualmente nelle sale), ha rappresentato per Elio Germano una consacrazione. Si tratta inoltre, per l’attore romano, del secondo premio internazionale ricevuto a distanza di 10 anni dal trionfo a Cannes, nel 2010, per La nostra vita.

Una decade che ha confermato l’attore come uno degli interpreti più importanti della sua generazione, capace di affrontare con invidiabile disinvoltura personaggi molto diversi tra loro. Se già in Come dio comanda di Gabriele Salvatores aveva dimostrato di poter “reggere” anche ruoli più complessi e saper vestire i panni dell’antagonista, le performance mimetiche offerte sopratutto ne Il giovane favoloso di Mario Martone e, per l’appunto, Volevo Nascondermi, rappresentano un ulteriore passo in avanti per quanto riguarda le sfide intraprese (e vinte!) dall’attore nell’arco della sua carriera.

Giacomo Leopardi e Antonio Ligabue. Due “diversi”, due personaggi borderline che hanno segnato in maniera indelebile la cultura italiana: il primo naturalmente nel campo della letteratura, il secondo in quello della pittura. Due figure difficili da affrontare non solo per qualsiasi sceneggiatore e/o regista che decida di trarre un film dalle loro vite, ma anche per qualsiasi attore chiamato a impersonarli.

Due personaggi drammaticamente ai limiti del grottesco: entrambi gobbi e rachitici, entrambi emarginati, entrambi mossi dal sentimento di rivincita nei confronti di una vita che aveva voltato loro le spalle, e a cui loro cercarono di anteporre la fiamma creativa della loro arte. È curioso osservare come in entrambi i casi l’approccio di Elio Germano è stato pressoché il medesimo. E se per quanto riguarda Leopardi, l’attore ha avuto il privilegio di costruire il personaggio senza dover confrontarsi con altre precedenti caratterizzazioni, diverso è stato il caso di Ligabue.

elio germano
Ph. Credit: Enrico De Luigi

Al pittore, infatti, già la Rai dedicò negli anni ’70 uno sceneggiato, firmato nientepopodimeno che da Cesare Zavattini (celebre collaboratore di Vittorio De Sica ed autore, tra le altre, della sceneggiatura di Ladri di biciclette). In quell’occasione ad interpretare Ligabue fu scritturato un giovane Flavio Bucci, oltretutto recentemente scomparso. È anche dal confronto con la prova offerta da Bucci nello sceneggiato che si può apprezzare quella proposta oggi da Elio Germano.

Sebbene entrambe le caratterizzazioni siano straordinariamente efficaci, ci si trova comunque al cospetto di due “approcci” totalmente differenti, figli naturalmente anche di un contesto storico-artistico profondamente mutato. Tanto è “urlata”, accattivante ed emotiva la prima – Bucci, ad esempio, guarda molto spesso in camera, chiamando in causa direttamente lo spettatore -, tanto è “sussurrata” quella offerta da Germano, il quale riesce a rendere profondamente umani – e quindi non involontariamente comici – gli elementi grotteschi propri del personaggio (tratteggiato dal film anche con una certa tenerezza).

Non si tratta solo di replicare l’andatura, la voce o le posture del personaggio, ma di farlo letteralmente rivivere sul grande schermo senza inutili forzature attoriali, rifuggendo la macchietta (e il rischio era davvero notevole) per dare “respiro” alla figura di Ligabue, riuscendo a far trasparire la personalità sfaccettata del personaggio e i suoi molteplici turbamenti.

È per tale motivi che, scrivendo di Volevo Nascondermi – film di rara bellezza –, non si può non evidenziare l’apporto dato alla pellicola proprio dall’interpretazione di Elio Germano, la cui caratterizzazione del celebre pittore naïf non può che scuoterci allo stesso modo dei suoi indimenticabili dipinti.

Diego Battistini
Diego Battistini
La passione per la settima arte inizia dopo la visione di Master & Commander di Peter Weir | Film del cuore: La sottile linea rossa | Il più grande regista: se la giocano Orson Welles e Stanley Kubrick | Attore preferito: Robert De Niro | La citazione più bella: "..." (The Artist, perché spesso le parole, specie al cinema, sono superflue)

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