Il cinema è, da sempre, uno specchio che riflette i mutamenti di una società in costante divenire, spesso lacerata interiormente dal profondo contrasto tra passato e futuro, con il moderno che incalza rendendo obsoleto ciò che abbiamo imparato a considerare “tradizionale”.
Ormai entrati ufficialmente nell’era del 3.0, qual è il posto che spetta al cinema, alla fotografia e in generale all’arte, oggi che questi argomenti sono prepotentemente balzati agli onori della cronaca trasformandosi in caldi off-topic oggetto di discussione?
In base agli ultimi fatti di cronaca, è possibile tracciare uno schema dell’evoluzione – continuamente in fieri – delle arti visive e dei media tradizionali in Italia: l’insegnamento della storia dell’arte nelle scuole si è via via assottigliato fino a scomparire, dimostrandosi quindi come un controsenso per una nazione identificata spesso con l’appellativo di “Belpaese”, patria e culla delle arti, degli artisti e degli artigiani.
È invece una polemica post Venezia 75 quella che riguarda la vittoria del Leone d’Oro (e di altri importanti premi) da parte dei film prodotti da Netflix, piattaforma VOD che si sta ritagliando ogni giorno nuovi spazi e il cui numero di fruitori continua esponenzialmente a crescere.
Già banditi dalla kermesse di Cannes, i film targati Netflix continuano a vincere premi e a riscuotere grande successo anche al cinema, allargando la forbice di sale che proietta i film prodotti e distribuiti attraverso la formula del “film evento”, pronto a restare proiettato per un numero limitato di giorni prima di approdare sugli schermi di pc, smartphone e tablet.
Apparecchiature tecnologiche, queste ultime, che hanno permesso alla fotografia di diventare più fruibile per tutti: ci si può infatti improvvisare fotografi professionisti anche grazie alla fotocamera integrata del proprio smartphone, con il risultato di voler disperatamente apprendere, da un corso di fotografia, tutti i segreti per ottenere il selfie perfetto.
Si cerca continuamente di indagare i legami tra cinema, fotografia e arte, utilizzando ogni mezzo: dai film stessi – come non citare Blow Up di Michelangelo Antonioni? – passando per alcuni siti da tenere d’occhio come Cinema e Arte, coinvolti nella continua analisi del rapporto che intercorre tra i vari media soprattutto alla luce dei cambiamenti sociali in atto.
Quale posto spetta al cinema, alla fotografia e all’arte nell’era del 3.0?
Se il cinema è uno specchio del cambiamento, ci sono alcuni casi della cinematografia italiana odierna che permettono di aprire nuovi spiragli sul futuro e sulle probabili strade che verranno percorse per dimostrare come forse sia annidata proprio nel futuro la possibilità, per il cinema e le altre arti visuali, di sopravvivere adattandosi alle incalzanti innovazioni offerte dall’era del 3.0.
Sulla Mia Pelle è il nuovo film diretto da Alessio Cremonini che ricostruisce gli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi, nei cui panni si cala l’attore Alessandro Borghi. Il film è stato prodotto da Netflix e distribuito dalla Lucky Red che, grazie a un accordo congiunto, hanno permesso al prodotto audiovisivo una doppia distribuzione in contemporanea, prima in sala e poi tramite streaming. Non solo è cresciuto un grande interesse intorno al film per via dell’argomento narrato, ma la doppia distribuzione ha segnato un doppio successo, portando tante persone in sala e permettendo ad altri di fruire del prodotto comodamente da casa.
È ancora nelle sale anche Ride, il film diretto da Jacopo Rondinelli sotto l’egida artistica – e produttiva – del duo Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, già dietro il successo del precedente Mine. Il loro nuovo film rappresenta una vera sfida alle convenzioni tradizionali sul fare cinema: girato con l’impiego di tecnologie action cam e GoPro utilizzate, finora, solo nei video sugli sport estremi, il film rappresenta a livello tecnico (regia, fotografia, recitazione, impiego VFX etc.) una vera sfida ai limiti della consapevolezza contemporanea nei riguardi della settima arte.
Incentrato invece proprio sull’arte – visuale, e nello specifico pittorica e scultorea – è il ciclo di film targato Sky Arte che ha raccolto, negli anni, consenso e popolarità grazie a una formula distributiva che ricorda da vicino quella applicata per “il caso” Sulla Mia Pelle: i film escono al cinema in un limitato numero di giorni prima di approdare sul piccolo schermo, grazie a Sky e ai suoi canali privilegiati.
L’ultimo – in ordine d’apparizione – è dedicato al genio sregolato e straordinario di Michelangelo Buonarroti: Michelangelo Infinito, prodotto da Sky Arte e distribuito sempre dalla Lucky Red, approderà al cinema per una settimana (dal 27 settembre), e rappresenta un’esperienza immersiva unica nelle opere e nei tormenti creativi del genio toscano, creando un delicato equilibrio tra verità documentaria, ricostruzione artistica filologica e finzione prontamente ribattezzato come “autorevole finzione”.