Come da tradizione, anche nel finale di Assassinio a Venezia di Kenneth Branagh – uscito nelle sale italiane lo scorso 14 settembre – viene rivelata l’identità dell’assassino, insieme ovviamente alle sue motivazioni.
ATTENZIONE: SEGUONO SPOILER SUL FINALE DI ASSASSINIO A VENEZIA!
Alla fine del film viene confermato il coinvolgimento del personaggio di Rowena Drake (Kelly Reilly) in tutti e tre gli omicidi al centro della storia (la figlia Alicia Drake, la medium Joyce Reynolds e il Dottor Leslie Ferrier). Poirot, invitato da Ariadne Oliver (Tina Fey) a prendere parte alla seduta spiritica organizzata in casa di Rowena (l’intento della scrittrice era quello di dimostrare che in queste tecniche non c’è alcun fondamento di verità), scopre che la padrona di casa aveva avvelenato per lungo tempo sua figlia Alicia con del miele allucinogeno sciolto nel tè. Ignara di tutto, la governante di Rowena, Olga Seminoff (Camille Cottin), continuava ad offrire il miele alla ragazza, credendo avesse effetti benefici sulla sua salute: una notte, però, dopo avergliene somministrato una dose massiccia, Olga uccide inconsapevolmente Alicia in seguito ad un’overdose.
A quel punto, Rowena decide di inscenare il suicidio della figlia gettandola nel fiume, in modo da nascondere la verità: la donna aveva così fatto sembrare che fossero stati gli spiriti della casa ad aver convinto Alicia a farla finita. In seguito, Rowena inizia a ricevere delle lettere minatorie e durante il film – credendo di aver individuato i responsabili – arriva ad uccidere Joyce Reynolds (Michelle Yeoh) e a minacciare Leopold, il figlio del Dottore Ferrier (Jamie Dornan), spingendo il medico a togliersi la vita al fine di proteggerlo. Dopo che Poirot risolve il mistero, Rowena tenta quindi di scappare, ma precipita dal balcone per mano del fantasma di Alicia (o, almeno, questo è quello che il film lascia intendere).
All’indomani dell’accaduto, Poirot confida a Leopold (Jude Hill) di aver sempre saputo che era stato lui a ricattare Rowena: il bambino, infatti, aveva intuito la verità sulla morte di Alicia grazie alle note dell’autopsia effettuata dal padre sul cadavere della ragazza; aveva quindi cominciato a ricattare Rowena per ottenere soldi dalla donna e sostenere il padre in gravi difficoltà economiche.
7Cosa volevano ottenere Ariadne e Vitale lavorando insieme?
Ariadne Oliver (Tina Fey) è una scrittrice di gialli nonché vecchia amica di Poirot, ma in realtà lei e la guardia del corpo del detective, Vitale Portfoglio (Riccardo Scamarcio), avevano stretto un accordo. Dal momento che la morte sembrava seguire Poirot ovunque, Ariadne aveva deciso di trarre profitto dalla presenza del detective alla seduta spiritica: gli ultimi tre romanzi della scrittrice erano stati dei flop e così la donna voleva convincere Poirot a partecipare alla seduta in modo da scrivere poi un racconto basato proprio su quell’esperienza; dal suo punto di vista, infatti, includere il detective all’interno della storia avrebbe contribuito a rendere il libro un successo. Inoltre, dal momento che Poirot era noto per essere un antisociale e un egoista, Ariadne non contemplò più di tanto la possibilità di sentirsi in colpa per avergli mentito.
Dal canto suo Vitale – l’unico di cui Poirot si fidava prima di scoprire la verità – aveva accettato di collaborare con Ariadne per porre finalmente la parola fine alla morte di Alicia Drake: si scoprirà, infatti, che era stato proprio il caso irrisolto della giovane a spingere Vitale a ritararsi dall’attività di poliziotto; partecipare alla seduta spiritica, quindi, gli avrebbe fornito la soluzione che tanto cercava da tempo, ossia scoprire finalmente chi aveva ucciso Alicia, essendo l’uomo ossessionato dal fatto di non essere mai riuscito a trovare il colpevole.